Sono dati allarmanti quelli diffusi recentemente dal capo della Polizia Postale Nunzia Ciardi: soltanto nelle ultime settimane del 2018 le cybertruffe hanno casato alle aziende danni per oltre 8 milioni di Euro, con un incremento del 150% rispetto al 2017.

Gli hacker informatici sono sempre più pericolosi e, dalle piccole truffe sui comuni cittadini, sono passati alle piccole e grandi aziende. Rubano l’identità a manager e dirigenti e agiscono a nome loro con banche, altre aziende e istituti vari per ottenere finanziamenti e pagamenti di fatture di molti zeri su conti correnti esteri.

Le imprese devono sicuramente investire di più in misure di sicurezza per prevenire e contrastare questo tipo di truffe che mettono a rischio la sicurezza delle aziende e la stabilità economica del paese (già molto in crisi).

Il meccanismo è raffinato, ma anche molto semplice: gli hacker entrano nei sistemi  informatici interni e accedono alla corrispondenza e ai documenti amministrativi, copiando contatti , documenti finanziari e ogni tipo di informazioni utile a falsificare identità in modo credibile così da inviare false email a nome di direttori generali e manager importanti che richiedono ai fornitori bonifici importanti su conti esteri dando motivazioni di tipo fiscale.

Oltre alle aziende, a subire attacchi infirmatici importanti ci sono stati anche ministeri, enti pubblici, le cosiddette “infrastrutture critiche”, ovvero trasporti, sanità, fornitori di gas, acqua ed energia elettrica e così via.

Dobbiamo avere ben chiaro che è necessario essere in grado di proteggere i nostri dati a tutti i livelli perché i criminali informatici non buttano via nulla di quello di cui riescono a entrare in possesso, usando i nostri indirizzi email e le password per qualche raggiro con richiesta di denaro, le nostre foto social per creare falsi profili, fino a vendere sul mercato nero i nostri dati di accesso dal banking online agli account Netflix e simili.

L’unico modo per difendersi è prendere provvedimenti concreti per difendere i propri dati e verificare sempre l’identità delle persone, aziende e enti da cui provengono richieste di pagamento.

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