Con l’entrata in vigore dell’obbligo di certificato Green Pass dal 6 agosto 2021 si è assistito ad un incremento esponenziale di truffe pensate ad hoc per sfruttare l’aumento di richieste di falsi certificati da parte di chi non intende perseguire la strada legale per ottenerlo gratuitamente. Le vittime di queste truffe sono a loro volta aspiranti truffatori che, a difesa delle loro convinzioni, sono disposti a pagare somme tra i 150 e i 500 Euro per entrare in possesso di un Green Pass falso.

Quello che queste persone non sanno, è che il certificato Green Pass non può essere falsificato o manomesso in quanto ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l’autenticità. Inoltre il Green Pass viene controllato con VerificaC19 (l’App ufficiale per il controllo del Green Pass), che si connette direttamente la banca dati ministeriale in cui è presente l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata e, di conseguenza, un QR-CODE generato con una certificazione non autentica, non può superare la procedura di verifica.

I truffatori, non potendo produrre un documento in grado di superare questo controllo, hanno optato per un altro tipo di truffa: il ricatto.

Telegram è sempre più utilizzata da chi desidera proteggere la propria privacy per ragioni legittime, ma offre anche una ghiotta occasione a chi ha bisogno di anonimato per poter delinquere con più facilità.

Ed è infatti su Telegram che questa truffa è riuscita a diffondersi, nonostante la vigile attenzione della Polizia Postale che ogni giorno chiude numerosi canali Telegram in cui vengono offerti Green Pass falsi a pagamento fingendo di avere agganci con medici complici in grado di immettere nel database della popolazione vaccinata i nominativi delle persone non vaccinate. A questo scopo viene richiesto l’invio delle foto dei documenti d’identità e della ricevuta del pagamento anticipato. Una volta ricevuta la somma i truffatori, non solo non emettono alcun Green Pass, ma chiedono altri soldi, questa volta in Bitcoin.

Di fronte alle ovvie proteste da parte delle vittime del ricatto i truffatori passano alla minaccia di diffondere alle autorità i documenti e le prove del fatto che hanno tentato di frodare lo Stato con il rischio di una denuncia penale ai loro danni. Peccato che gli autori della truffa non sono rintracciabili da un utente comune proprio grazie alle caratteristiche di Telegram relative alla privacy.

Questa è la risposta che le “vittime” si sono viste arrivare:

“Noi offrivamo fino a poche ore fa un servizio illecito, è vero. Ma la nostra identità è sempre stata ben tutelata, così come i nostri sistemi. I clienti, gli stessi che ora cercano di minacciarci, ci hanno fornito i loro documenti, i loro recapiti ed hanno addirittura pagato fornendo prove del pagamento, tutte prove che abbiamo accuratamente archiviato consci che sarebbe successo questo. Minacciare un’identità ignota quando si è totalmente disarmati, nel torto e con l’unica possibilità di prendere una denuncia penale è da stupidi. Chiariti questi due semplici punti, vediamo ora come procederà… Per dimostrare ai pochi stolti che le minacce e i tentativi di spaventare non hanno fatto altro che ledere alla loro persona, abbiamo deciso di fornire a tutte le persone che hanno inoltrato richiesta 24 ore di tempo da questo momento per inviare un pagamento di 350 euro in bitcoin”.

Le vittime del ricatto si sono quindi ritrovate in uno spiacevole cul de sac e senza Green Pass che, lo ricordiamo, è un certificato gratuito che può essere rilasciato solo dallo Stato.

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